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La vita di Vittorio Alfieri (scritta da esso)

«La mia unica donna » « La vita della mia vita » «...la dolce metà di me stesso » «La persona che ho sovra ogni altra cosa venerata ed amata»




Nel 1777 Carlo Edoardo Stuart, non sopportando il successo romano della moglie e il suo comportamento noncurante della sua reputazione, decide di trasferirsi a Firenze anche con l'intento di sottrarre la contessa all'influenza del proprio fratello, il cardinale di York, suo buon amico.

A Firenze avviene l'incontro con Vittorio Alfieri, giovane ventottenne, affascinato dalla nobile dama, intellettuale cosmopolita. Il loro amore è un vero e proprio colpo di fulmine e dal momento dell'incontro sarà un susseguirsi di difficoltà e stratagemmi per potersi amare.

Carlo Edoardo Stuart diviene sempre più violento nei confronti della contessa che dapprima si nascose in un convento, poi chiese ospitalità al cardinale di York a Roma e alla fine, con l'aiuto del re di Svezia Gustavo III, riuscì ad ottenere la separazione legale.







Con la morte del marito, la contessa, ormai libera, vive apertamente la sua relazione con l'Alfieri. A Parigi diviene noto ed apprezzato il circolo culturale della contessa nella casa di Rue de Bourgogne, dove una sala del trono ricorda agli ospiti l'alto rango della padrona di casa. Il poeta dedicherà a lei la tragedia Mirra che inizia con un sonetto in cui si legge:


Monumento funebre di Luisa Stolberg in Santa Croce

La Rivoluzione costringe i due amanti a fuggire dalla Francia e a tornare a Firenze dove alloggiarono in uno dei due Palazzi Gianfigliazzi. Qui la contessa assunse il ruolo di musa ispiratrice del grande poeta e letterato italiano trasformando il suo appartamento nel luogo di incontro della migliore cultura europea fra cui Madame de Staël, Ugo Foscolo e Melchiorre Cesarotti.

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