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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Ti racconto i classici: Medea

Siamo di fronte al delitto dei delitti: una madre che uccide i propri figli bambini per far dispetto al proprio marito. Che senso ha essere misurati e minimalisti? Come si può trattare una storia così atroce, così clamorosa, così tragica per eccellenza, e non sfruttarne tutti i possibili risvolti retorici? Un delitto così orrendo non può essere cantato a una sola voce o su una sola corda di violino. È necessario un coro di cento voci, un’intera orchestra di cento elementi. Altrimenti perché una tale infamia? I media d’oggi, televisivi, giornalistici, saprebbero ben sfruttare a fondo una vicenda tanto atroce e crearne uno spettacolo da Gran Guignol: per il supremo delitto la suprema spettacolarizzazione!Ci piace credere che queste stesse considerazioni sulla “spettacolarità” le abbia fatte Seneca quando, quasi mezzo millennio dopo Euripide (quella di Euripide è del 431 a.C.) decise di scrivere e mandare in scena il suo “remake”. Ed ecco un’opera a tutto spettacolo, carica di adrenalina

Lez.2.1 La vita è davvero breve? (De brevitate vitae I, 1-4)

Maior pars mortalium, Pauline, de naturae malignitate conqueritur,quod in exiguum aevi gignimur,quod haec tam velociter, tam rapide dati nobis temporis spatia decurrant,adeo ut exceptis admodum paucis ceteros in ipso vitae apparatu vita destituat. Nec huic publico,ut opinantur,malo turba tantum et imprudens volgus ingemuit;clarorum quoque virorum hic affectus querellas evocavit.Inde illa maximi medicorum exlamatio est:<>; inde Aristotelis cum rerum natura exigentis minime conveniens sapienti viro lis:<>. Non exiguum temporis habemus,sed multum perdidimus.Satis longa vita in maximarum rerum consummationem large data est,si tota bane collocaretur; sed ubi per luxum ac neglegentiam diffluit, ubi nulli bonae rei inpenditur,ultima demum necessitate cogente,quam ire non intelleximus transisse sentimus. Ita est: non accipimus brevem vitam, sed fecimus, nec inopes eius sed prodigi sumus.Sicut amplae et regiae opes, ubi ad malum dominum pervenerunt, momento dissipantur, at quamvi