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Idque apud imperitos humanitas vocabatur, cum pars servitutis esset. (Agricola, 21)

Un mondo di città.... - Polis greche e fenicie, città etrusche etc.. La prima descrizione di queste città antiche la troviamo nell'Odissea [T01]

"[…] Ma come in vista della città arriveremo - un muro la cinge, 
alto e bello, e da un lato e dall'altro della città s'apre un porto,
ma stretta è l'entrata: le navi ben manovrabili lungo la strada
son tratte in secco. per tutte, a una a una, c'è il posto
e hanno la piazza intorno a un bel Posideio
pavimentata di blocchi di pietra cavata [...]: ". (Odissea, VI, 262-267)

Con la prima e seconda colonizzazione il modello della città esporta se stesso. I coloni curavano la scelta del luogo in modo da costruire una copia perfetta della madrepatria. Qualora l'ambiente non fosse simile, spesso il lavoro dell'uomo compensava, con terrazzamenti e opere idrauliche, ciò che la natura non poteva offrire.
Fu però Roma a cogliere pienamente le potenzialità del modello urbano. Essi, avviando la loro politica espansionistica, compresero bene la potenzialità di questo modello e lo adoperarono come strumento di conquista, controllo e acculturazione. Attraverso l'istituto delle colonie, romane e latine, si esportavano nei territori di recente conquista i caratteri dell'Urbe, riproducendoli, per così dire, in scala ridotta. Le nuove città erano una replica di Roma dal punto di vista delle istituzioni (magistrature, assemblee), nonché dell'assetto urbano, con la presenza di un foro e di un'area templare (capitolium). 
L'urbanizzazione fu perseguita con cura fin nelle più remote regioni dell'impero, in quanto strumento di ordine sociale e acculturazione, capace di creare il consenso verso Roma e nei confronti della figura imperiale.
Il fenomeno interessò tutte le province, ma produsse maggiori conseguenze in quei territori che erano rimasti più a lungo ai margini della civiltà. In essi la conquista da parte di Roma determinò il passaggio da una società non organizzata, di tipo tribale, a forme di organizzazione sociale più evolute e complesse. L'urbanizzazione, inoltre, comportò una trasformazione radicale dei paesaggi, soprattutto nelle province occidentali e settentrionali nelle quali era pressoché inesistente in precedenza. La Britannia costituisce un esempio originale di quanto stiamo trattando.

   Quando Cesare giunse in Britannia (55-54 a.C.) la regione gli apparve subito più arretrata della Gallia: non esistevano città, ma solo villaggi di capanne; era presente solo qualche oppidum e la struttura sociale si basava sulla divisione tra aristocratici e popolani. La situazione non mutò nel cinquantennio successivo, anche a causa delle guerre civili che distolsero i Romani dal tentare una conquista stabile dell'Isola.
   Solo 43 al 47 d.C., il governatore Aulo Plauzio, per incarico dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.), occupò la parte meridionale dell’Inghilterra (Kent, valle del Tamigi e Colchester, capitale dei Trinovanti) e la ridusse a provincia. 
   E' durante l'impero di Domiziano (81-96 d.C.) che fu intrapresa la vera e propria conquista dell'isola, ad opera del generale Agricola, governatore della regione tra il 78 e l'84 d.C., che sconfisse i Caledoni e stabilizzò i confini.
   Agli oppida indigeni si sostituirono grandi centri urbani circondati da mura, attraversati da ampie strade lastricate, riforniti da acquedotti, dotati da edifici in muratura, di apparati monumentali che celebravano Roma e la figura dell'imperatore, di edifici pubblici e di numerose infrastrutture. E' interessante riportare, riguardo all'opera di romanizzazione operata da Agricola in Britannia, quanto afferma lo storico Tacito [T02]:

"L'inverno seguente fu impegnato nell'attuare i più salutari provvedimenti, infatti Agricola cominciò in colloqui particolari a dar buoni consigli a quegli uomini dispersi e rozzi e perciò facili alle guerre, perché si abituassero, per mezzo di occupazioni dilettevoli, alla tranquillità e alla pace; li aiutava, poi, in forma ufficiale a costruire templi, piazze, case, lodando i solerti, sferzando i pigri: così che la gara per la conquista della lode veniva a sostituire efficacemente la costrizione. Prese, inoltre, a istruire nelle arti liberali i figli dei capi, mostrando di tenere in maggior conto le doti naturali dei Britanni piuttosto che la cultura dei Galli, in modo che coloro, i quali prima disprezzavano la cultura dei Romani, aspirarono, poi, a possedere la loro arte oratoria. Di qui venne ai Britanni l'abitudine alla nostra foggia di vestire e l'uso frequente della toga; a poco a poco essi si abbandonarono anche alla seduzione dei vizi, alle raffinatezze dei portici, dei bagni, dei conviti: ignari, essi chiamavano civiltà tutto questo, che null'altro era se non un aspetto della loro servitù." (Agricola, 21)










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