vedi su torresani.edu Erminia, fingendosi Clorinda di cui ha preso le armi, esce dalla città per recarsi all'accampamento cristiano. Consapevole dei pericoli che corre, chiede allo scudiero che l'accompagna di anticipare a Tancredi il suo arrivo. Mentre attende impaziente il ritorno del suo fedele, contempla il cielo stellato e le tende in cui vive il cavaliere da lei segretamente amato.
Era la notte, e 'l suo stellato velo
chiaro spiegava e senza nube alcuna,
e già spargea rai luminosi e gelo
di vive perle la sorgente luna.
L'innamorata donna iva co 'l cielo
le sue fiamme sfogando ad una ad una,
e secretari del suo amore antico
fea i muti campi e quel silenzio amico.
Poi rimirando il campo ella dicea:
- O belle a gli occhi miei tende latine!
Aura spira da voi che mi ricrea
e mi conforta pur che m'avicine;
così a mia vita combattuta e rea
qualche onesto riposo il Ciel destine,
come in voi solo il cerco, e solo parmi
che trovar pace io possa in mezzo a l'armi.
le sue fiamme sfogando ad una ad una,
e secretari del suo amore antico
fea i muti campi e quel silenzio amico.
Poi rimirando il campo ella dicea:
- O belle a gli occhi miei tende latine!
Aura spira da voi che mi ricrea
e mi conforta pur che m'avicine;
così a mia vita combattuta e rea
qualche onesto riposo il Ciel destine,
come in voi solo il cerco, e solo parmi
che trovar pace io possa in mezzo a l'armi.
Ascolta il madrigale di Antonio Cifra (1584 ca-1629), nell'esecuzione dell'Ensemble Elyma, diretto da Gabriel Garrido:
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