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Erotion nel Thesaurus Linguae Latinae



da Sei Epigrammi per alcuni schiavi morti in tenera età Traduzione di Miro Gabriele - Roma 2001

Una vita in città
Marco Valerio Marziale, nato a Bilbilis in Spagna nel 40 d.C., giunse a Roma nel 64 per cercarvi fortuna e tentare la professione forense. Vi condusse però la vita del cliente delle grandi famiglie, rendendo omaggio ai vari imperatori che si succedevano sul trono. Acquistò notorietà nell’80 con il "Liber de Spectaculis", pubblicato per l’inaugurazione dell’anfiteatro Flavio da parte di Tito. Nella capitale visse più di trent’anni, pubblicando quattordici libri di epigrammi che gli procurarono grande fama e successo, ma mai quella piena sicurezza economica cui aspirava. 
Conobbe e frequentò tutti i grandi dell’epoca: Plinio il giovane, Quintiliano, Giovenale. Con l’avvento di Traiano il clima mutò. Marziale, stanco della frenetica vita della metropoli e compromesso in un certo senso con Domiziano, cui aveva dedicato svariati componimenti ricavandone benefici, si risolse nel 98 a tornare nel suo paese; lo aiutò Plinio finanziandogli il viaggio. Dalla Spagna congedò nel 102 un ultimo libro di epigrammi, segnato dal rimpianto per la grande città. Morì un paio d’anni più tardi. 

Dopo Catullo è il poeta erotico più famoso dell’antichità. Ma non gode generalmente di buona fama per il linguaggio esplicito e realistico [...]
In realtà è il primo "poeta urbano", interamente ed esclusivamente calato nella minuziosa realtà di una metropoli, e che dall’incessante muoversi della vita trae motivi di riflessione e di scrittura. 
Dal centro di quell’universo che era la Roma del I secolo dopo Cristo, Marziale racconta con accenti semplici ed efficaci, delle cose e della gente di tutti i giorni: momenti di un’intera esistenza trascorsa nella capitale. Nei suoi infiniti labirinti egli esplora ogni sentiero: amicizie, affetti, sesso, polemiche, felicità, pettegolezzi, drammi; tutto annota, tutto registra: aneddoti, fatti di cronaca, echi di conversazioni, perché tutto è segno dell’uomo.


Oggi noto forse più per i suoi epigrammi "proibiti", nella sua vasta produzione Marziale scrive poesie di grande sensibilità anche molto commoventi. Un suo merito è quello aver saputo ritagliare, nel microcosmo cittadino, un po’ di spazio per qualche figura di schiavo. Anzi gli epigrammi dedicati a giovani schiavi "raggiungono quasi sempre grande altezza di stile e di immagini, e una limpida, commovente forza evocativa. Ogni volta che affronta temi particolarmente sentiti, quali gli affetti, la precarietà dell’esistenza, l’aspirazione a un vivere semplice e tranquillo, ogni volta cioè che percorre l’elegia, nel suo verso brilla una luce che supera il quotidiano". 
Una piccola schiava a cui Marziale era, evidentemente, molto affezionato e che morì bambina si chiamava Erotion (un vezzeggiativo, probabilmente, che possiamo tradurre "amoruccio"). Il nome della piccola Erotion compare in tre epigrammi. Il più bello (V, 34) lo trovate anche sul libro:


Hanc tibi, Fronto pater, genetrix Flaccilla, puellam
oscula commendo deliciasque meas,
parvola ne nigras horrescat Erotion umbras
oraque Tartarei prodigiosa canis.
Inpletura fuit sextae modo frigora brumae,
vixisset totidem ni minus illa dies.
Inter tam veteres ludat lasciva patronos
et nomen blaeso garriat ore meum.
Mollia non rigidus caespes tegat ossa nec illi,
terra, gravis fueris: non fuit illa tibi
.


Questa bambina, padre Frontone, madre Flaccilla,
a voi l’affido, boccuccia e gioia mia,
perché, piccina, Erotion non tremi davanti alle ombre oscure
e alle orride bocche del cane del Tartaro.
Avrebbe compiuto il suo sesto gelido inverno,
se fosse vissuta altrettanti giorni e non meno.
Tra padroni tanto vecchi giochi gioiosa
e garrisca il mio nome con voce incerta.
Non copra le tenere ossa una dura zolla, e per lei,
terra, non essere un peso: lei non lo fu per te.



Ce ne sono però altri due V,37 e X, 61. sul primo dei due in particolare merita la nostra attenzione


V 37
Puella senibus dulcior mihi cycnis,
agno Galaesi mollior Phalantini,
concha Lucrini delicatior stagni,
cui nec lapillos praeferas Erythraeos
nec modo politum pecudis Indicae dentem
nivesque primas liliumque non tactum;
quae crine vicit Baetici gregis vellus
Rhenique nodos aureamque nitelam;
fragravit ore quod rosarium Paesti,
quod Atticarum prima mella cerarum,
quod sucinorum rapta de manu gleba;
cui conparatus indecens erat pavo,
inamabilis sciurus et frequens phoenix,
adhuc recenti tepet Erotion busto,
quam pessimorum lex amara fatorum
sexta peregit hieme, nec tamen tota,
nostros amores gaudiumque lususque.
Et esse tristem me meus vetat Paetus,
pectusque pulsans pariter et comam vellens:
"Deflere non te vernulae pudet mortem ?
Ego coniugem" inquit "extuli et tamen vivo,
notam, superbam, nobilem, lucupletem."
Quid esse nostro fortius potest Paeto?
Ducentiens accepit, et tamen vivit!


Lavorando sull'Aurae Latinitatis Bibliotheca i vostri compagni del 2012 hanno esaminato alcuni dei

nostri "osservati speciali". Il CD permette la ricerca negli aggettivi di grado comparativo, quindi, un lavoro un po' più semplice. Questo, invece, è ciò che si trova nel Thesaurus Linguae Latinae (TLL)La versione online del Thesaurus consente l’accesso a tutti i contenuti del Lessico pubblicati fino al 2008 (si tratta delle lettere A-M, O, P-pomifer, porta-pulso), agli articoli pubblicati nell’Onomasticon (lettere C e D), all’Index librorum e ai Praemonenda de rationibus et usu operis, un’introduzione multilingue alla versione cartacea del Thesaurus. TTL online si configura quindi identico alla versione a stampa del Thesaurus. Ogni anno i contenuti dei fascicoli di nuova pubblicazione verranno aggiunti a TLL 



Dulcior (v. 1) s.v. dulcis: l’illustrazione della parola occupa undici colonne (2187-2197); il nostro passo si trova a col. 2190 r. 39, rubricato, insieme con altri esempi, sotto la figura retorica dell’apostrofe. Ma ci piace riportare un passo di Seneca tragico (col.2192 rr. 79- 80) che recita, parlando di Giove, candidas ales modo movit alas / dulcior voce moriente cygno (Phaedra, 301 s.). Più vicino di così! 

Mollior (v. 2) s.v. mollis alle rispettive colonne 1369-1380: troviamo, nel contesto riservato alle persone, quasi sempre donne o fanciulli e fanciulle, il nostro verso accanto ad altri due esempi di Marziale stesso (col. 1373 rr. 10-11), insieme con Orazio, Ovidio,
Petronio, Apuleio, e, più in basso, nella casella assegnata agli animali, oltre a Marziale di nuovo con due citazioni, ecco Giovenale 11, 66 haedulus …toto grege mollior (r. 39), passo contiguo al nostro. 

Delicatior (v. 3) s.v. delicatus (colonne 443-445): interessante come possibile modello la
citazione da Catullo (col. 443 r. 84) puella tenellulo delicatior haedo carme 17 v. 15, per il confronto e con agna di Marziale e con haedulus di Giovenale appena rintracciato.

Indecens (v. 12; colonne s.v. 1123-1125) contiene diversi passi del nostro poeta (col. 1124 rr. 6-8 e oltre) accanto ad una nutrita schiera di testimonianze cristiane. Alla riga 36 della medesima colonna la nostra Erotion, accanto ad un ulteriore verso di Marziale, seguito ancora da una folla di autori cristiani. 

Inamabilis (v. 13) è contenuto in un piccolo spazio (colonna 816 s.v., rr. 61-84); la
citazione del nostro verso (rr. 67-68) è preceduta da un rinvio a Plauto, Bacchides, 614, ma tutto l’inizio del monologo di Mnesiloco è memorabile (vv. 612-616): Petulans, protervo, iracundo animo, indomito, incogitato, / sine modo et modestia sum, sine bono iure atque honore, / incredibilis imposque animi, inamabilis, inlepidus vivo, / malevolente ingenio natus; postremo id mi est quod volo / ego esse aliis [questa citazione, come tutte le altre, le abbiamo controllate sui testi originali nel medesimo luogo, la nostra disposizione per amichevole disponibilità del personale addetto]

Frequens (medesimo verso; colonne s.v. 1296-1302): alla rubrica “de rebus singulis pro genere positis” rintracciamo, con il nostro, altri sei passi di Marziale (rr. 62-65) insieme con testimonianze tratte da “rerum naturalium scriptores”, come è scritto sempre in rubrica, quali Varrone e Plinio per esempio. 

Amores gaudiumque lususque (v. 17): abbiamo incrociato le rispettive colonne (in ordine s.v., 1970 rr. 9-29, 1713 rr. 58 e 1990 rr. 58), verificando che proprio nella illustrazione del vocabolo 

lusus, l’ultimo, si trova concentrata tutta la sequenza (rr. 57-58), con rimandi interni all’opera di Marziale, in particolare a 7, 14, che costituisce il controcanto rispetto a Catullo carme 2. 

Per gli animali della triade ai vv. 12-13, abbiamo consultato s.v. phoenix (colonne 2049- 2051), rintracciando tutta la ‘iunctura verborum’ in 2050 rr. 49-50, come puntualmente pure s.v. pavo, colonna 837 rr. 39-40.

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