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UN PO' DI ROMANTICISMO NON GUASTA MAI

In questa pagina trovate gli incipit di alcune delle posizioni più interessanti per capire Romanticismo. Trovare le parole di poeti, critici e filosofi dal Preromanticismo al secondo Romanticismo e anche qualche voce di nostri contemporanei. trovate solo l'inizio. Per leggere i testi integrali dovete aprire i link: 

A) VOCI DEL ROMANTICISMO EUROPEO

scaricate il file e stampa almeno gli interventi di Friedrich, Delacroix e Baudelaire

1. CASPAR DAVID FRIEDRICH [1830]
Nelle "Osservazioni su una collezione di dipinti di artisti" afferma: 1. il principio dell’arte come espressione del sentimento, della spiritualità; 2. la consacrazione della vita all’arte; 3. il principio dell’originalità; 4. l’idea che l’arte contenga l’infinito; 5. il rapporto privilegiato che l’artista instaura con la natura al fine di assorbirne lo spirito e trasferirlo nel dipinto; 6. la preminenza assoluta al paesaggio.

Il sentimento dell’artista è la sua legge. Il puro sentire non può mai entrare in contrasto con la natura, ma deve armonizzarsi con essa. Il sentimento di un altro non può mai esserci imposto come legge. L’affinità spirituale produce opere simili, ma è ben lontana dall’imitazione. Nonostante tutto quello che si può dire delle opere di uno e nonostante la loro somiglianza con i quadri di un altro, esse sono tuttavia scaturite da lui, e gli appartengono.

2. CHARLES BAUDELAIRE [1846]

Che cos’è il Romanticismo?
Pochi vorranno oggi attribuire a questo termine un significato reale e positivo; ma
avranno lo stesso l’ardire di affermare che una generazione è pronta a sostenere una battaglia
di lunghi anni per una bandiera che non è un simbolo? Si ripensi agli scontri di
questi ultimi tempi, e.....

B) IL DIBATTITO TRA CLASSICI E ROMANTICI IN ITALIA

Il movimento di idee che riuscì a prevalere nella cultura di primo Ottocento, in Italia come nelle altre nazioni europee, fu il Romanticismo. Esso esprimeva le esigenze di una borghesia che intendeva affermarsi come forza preminente nel campo politico e culturale senza però correre di nuovo il rischio di una radicalizzazione giacobina della lotta. L’ideologia più confacente a questo scopo era il cristianesimo illuminato, che conciliasse la tradizione con il progresso. Il movimento romantico ebbe certo, specialmente in Germania, un’ala oscurantista, che mirava a un’impossibile ritorno al Medioevo feudale e teocratico. Ma, come già vide il De Sanctis, questo non fu, tranne un breve periodo iniziale, l'aspetto preminente del Romanticismo europeo; meno che mai di quello italiano, che fin dall'inizio assorbì molti valori della civiltà illuministica e sul piano politico si schierò contro l’assolutismo e contro l'Austria. 
La poesia neoclassica, che in Italia sorge sullo stimolo di un movimento culturale internazionale dovuto alla nuova vitalità romantica, acquista la sua forza maggiore quando si alimenta di sensibilità schiettamente nuova, pur facendosi ad un certo punto, sulla rottura di linee ben definite, momento distinto e contrastante con alcune precise tendenze romantiche. Mosso da una sostanziale fede romantica in un assoluto di bellezza senza tramonto, in una perfezione che sorge sulla coscienza di una caducità dolente che viene ritrovata nelle forme e nei gesti perfetti ed ideali di una rinascita dell’arte antica, il neoclassicismo vive nella sua punta più alta quando la passione romantica soffonde di calore la impeccabile linearità, e una segreta furia freme nel candore di forze pacate e consolatrici.


3. ARNALDO [1817] Parodia dello statuto d’una immaginaria Accademia Romantica. Arnaldo è lo pseudonimo di un ignoto lettore del Giornale di letteratura e belle arti che si stampava a firenze. La sua arguta parodia venne pubblicata nel numero di gennaio 1817. Di lui non si è mai saputo altro.  Il numero della rivista è stato digitalizzato dalla Biblioteca NAzionale Austriaca e cosi potete leggere l'intero intervento di Arnaldo in Google Libri
ART. II. – Essa terrà le sue adunanze nell’antico castello di Fanfaluconia [luogo immaginario da “fanfaluca”= cosa di poco momento] e sue vicinanze, e si radunerà tutte le sere che sarà lume di luna. 
ART. III. – È in libertà dei soci di scegliere un ruscello per loro seggio od un rottame di torre, un tronco di quercia, ecc. in luogo dei consueti scanni accademici con simboli, nomi pastorali, ecc.
ART. IV. – È proibito a tutti i membri della società di possedere le lingue dotte, e se qualcuno di essi avesse mai una leggiera tinta di latino, dovrà fare il possibile per dimenticarsene. Non è permesso in conseguenza leggere Omero, Virgilio, ecc. 
ART. V. – La lettura soltanto dei poeti tedeschi ed inglesi può dare qualche considerazione a coloro che aspirano ad essere eletti soci.
ART. VI. – Ogni socio è tenuto a provvedersi di un liuto, sopra cui canterà un’ode alla malinconia, un inno alla luna ecc.; ma dovrà fare uso di tuoni minori.
ART. VII. – Niuno potrà essere ammesso nella società, se non avrà prima letto tutto quanto Ossian, o almeno imparatone a memoria alcuni canti.
ART. VIII. – È permesso in alcuni giorni dell’anno di leggere, nelle versioni moderne, qualche passo di poesia araba, ed ebraica per riaccendersi la fantasia, se a caso i nostri poeti se la fossero guastata prendendo della caligine sulle rive del Cona, e del Lubar, nell’antro di Tura; o acquistata una costipazione sulla vetta del Mora. [si tratta di luoghi evocati nei canti di Ossian]

ART. IX. – Per essere annoverati fra gli accademici romantici, sarà d’uopo: per gli uomini, subire prima un esame dinanzi a dei sindici eletti a bella posta, sopra la metafisica di Kant, che siano atti a rispondere nel linguaggio astratto e filosofico delle moderne filosofie, senza obbligo d’intendere ciò che dicono essendo ridicolo che il linguaggio debba servire all’intelligenza altrui, ed alla verità. […]
ART. X. – Le signore saranno ammesse nel ceto accademico, purché abbiano, o finta o vera, un Air languissant [=un aspetto languido], non facciano uso di belletto, e posseggano l’arte di svenirsi tre volte il giorno almeno. Il loro esame si aggirerà sopra […] i romanzi di madama Ratecliffe, ecc. […]


4. MADAME DE STAEL [1816] vs  PIETRO GIORDANI [1816]

L’articolo di Madame de Staël Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni venne pubblicato a Milano sulla rivista «Biblioteca italiana» nel gennaio 1816.  «Biblioteca italiana» era la rivista filo-austriaca la cui direzione era stata rifiutata da Ugo Foscolo. L'articolo della De Stael, nella traduzione di Pietro Giordani, ed ebbe il merito di dare vita a un vivace dibattito in Italia tra i difensori del classicismo e i sostenitori del romanticismo.
In queste righe la baronessa esorta i letterati italiani a svecchiare la propria cultura, aprendosi alle nuove poetiche romantiche che stavano sorgendo allora in Europa.
"Dovrebbero a mio avviso gl’italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglese e tedesca, onde mostrare qualche novità a’ loro cittadini, i quali per lo più stanno contenti all’antica mitologia, né pensano che quelle favole sono da un pezzo anticate, anzi il resto d’Europa le ha già abbandonate e dimentiche. Perciò gli intellettuali della bella Italia, se amano di non giacere oziosi...." continua a leggere Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni (testo integrale)
Pietro Giordani, il grande amico e primo scopritore del talento di G. Leopardi, pubblicò tre mesi dopo un articolo di  risposta alla baronessa de Staël. Il Giordani prese parte alla polemica tra classicisti e romantici adducendo ragioni patriottiche, difendendo cioè il carattere nazionale della letteratura italiana, ultimo ramo delle letterature classiche, dalla contaminazione con le letterature straniere. 
Alcuni, sperando di riprodurre le bellezze ammirate ne’ Greci e ne’ Romani, ripeterono, e più spesso imitarono modifìcandoli, i costumi, le opinioni, le passioni, la mitologia de’ popoli antichi. [...]. Altri interrogarono direttamente la natura: e la natura non detto loro né pensieri né affetti antichi, ma sentimenti e massime moderne. [...] La poesia de’ primi è classica, quella dei secondi è romantica. Così le chiamarono i dotti d’una parte della Germania....
E della letteratura settentrionale, oltre le ragioni abbiamo pur anche avviso dalla esperienza, che, innestata contro natura alle nostre lettere, ne ha fatto scomparire quel pochissimo che vi rimaneva d’italiano. Ognuno ponga mente come si scriva in Italia, dappoiché vi regna Ossian; dietro cui è venuta numerosa turba di simili traduttori. E bello è che questi appassionati di Milton, o di Klopstok, non conoscono poi Dante, e non conosciuto lo disprezzano: cosa da far molto ridere e gli’inglesi e i tedeschi.

5. G. BERCHET [1816], Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo sul «Cacciatore feroce» e sulla «Eleonora» di Goffredo Augusto Bürger
La Lettera semiseria di Grisostomo è uno dei principali manifesti del romanticismo italiano. In questo passo Berchet distingue nettamente la maniera di far poesia dei classici da quella dei romantici, sostenendo la superiorità di questi ultimi. Gli stessi antichi – secondo Berchet – furono a modo loro dei romantici, perché fecero poesia su temi contemporanei, senza rifarsi alla lezione di coloro che li avevano preceduti.

Sul «Cacciatore feroce» e sulla «Eleonora» di Goffredo Augusto Bürger
Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo

Figliuolo carissimo,
M’ha fatto maraviglia davvero che tu, convittore di un collegio, ti dessi a cercarmi con desiderio cosí vivo una traduzione italiana di due componimenti poetici del Bürger. Che posso io negare al figliuolo mio? Povero vecchio inesercitato, ho penato assai a tradurli; ma pur finalmente ne sono venuto a capo.
In tanta condiscendenza non altro mi stava a cuore che di farti conoscere il Bürger: però non mi resse l’animo di alterare con colori troppo italiani i lineamenti di quel tedesco; e la traduzione è in prosa. (...) Tutti i popoli, che piú o meno hanno lettere, hanno poesia. Ma non tutti i popoli posseggono un linguaggio poetico separato dal linguaggio prosaico. I termini convenzionali contuinua a leggere il testo integrale in Wikisource

6. L. DI BREME [1816-1818] vs CARLO BOTTA [1816]
Ludovico di Breme sostiene con forza che le lettere italiane non possono sottrarsi al confronto con le letterature europee: "Che questa penna potesse scrivere delle parole contumeliose..." in Intorno all'ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani [1816]  
"Basta con queste cadaveriche dottrine!", "Il soggetto , la condotta, i costumi la passione..." e "Impareremo da Greci e da quanti furono grandi nei secoli di poi a non ricopiare" da Il Giaurro [1818] 

Carlo Botta in Contro il romanticismo, lettera al “di Breme” pubblicata sulla rivista “Antologia”  protesta che a fare ancora più depresso il nostro panorama culturale "ci mancavano solo le tedescherie!"
Or solo si fa maggior rombazzo [=schiamazzo] e con maggior fronte, or solo si corre dietro a questi matti. In nome di Dio, che profondità, che novità è mai nei ghiribizzi di costoro? Che, o non si capiscono, o se si capiscono, è peggio; perché questa vantata profondità, quest’ammirata novità, se si spogliano delle espressioni strane, con cui sono vestite, non sono altro che pensieri volgari, volgarissimi, di quei, che ne vanno a migliaia per le vie; ed a questi è abbastanza risposto con una risata. V.S. [=vostra signoria] creda a me, che la cosa è così. Mi duole sino all’anima il vedere gl’italiani andar dietro a simili inezie. Oh nono mancava altro alla misera Italia, che andar dietro alle tedescherie dopo aver corso dietro alle franceserie! Le nebbie delle maremme caledoniche ed erciniche avran più forza nelle menti italiane della luce greca, latina, e della luce italiana stessa! Staremo a vedere che bell’opera faranno gli scapestrati da poter star a fronte di un Iliade, di un Eneide, di una Gerusalemme liberata, di un’Ifigenia, di un’Antigone ecc. ecc. So che questi signori ridono, ed a me vien voglia di fischiare. 

7. P. BORSIERI [1816] "Dire che i buoni romanzi non sieno utili è un mentire per la gola" in Avventure letterarie di un giorno
Dire che i buoni Romanzi non sieno utili, è un mentire per la gola; perché essendovi trasfuse le alte verità della filosofia intorno alle nostre passioni, ai vizi, alle virtù, e alla domestica felicità di ciascuno, in modo però chiarissimo, animato e dilettevole, ne viene che tutti possono raccogliervi od utili esempi o buoni consigli o se non altro amor della lettura […] e mi sovviene dippiù che l’immortale Bacone, ove parla delle storie finte afferma che la Storia vera narrando le riuscite delle cose e degli eventi quali avvennero in fatto e senza riguardo alcuno alla virtù o alla scelleratezza di chi operava, ha bisogno di essere corretta colle invenzioni della finta. (Testo integrale in Avventure letterarie di un giorno)

8. E VISCONTI "Alla poesia romantica appartengono tutti i soggetti ricavati dalla storia" in Idee elementari sulla poesia romantica in Il Conciliatore [1818] esorta gli artisti ad abbandonare i temi mitologici o di storia antica, in quanto artifici scolastici, e a rivolgersi a soggetti storici moderni:
Alla poesia romantica appartengono tutti i soggetti ricavati dalla storia moderna e dal
medio evo [...]. Non tutto ciò che è romantico può essere convenientemente ricantato
al presente; il poeta stia a livello de’ suoi coetanei. (Articolo integrale in Bibliloteca dei classici italiani di G. Borghi | E. Visconti

9. VINCENZO MONTI [1825] Sermone sulla mitologia, vv. 12-19, 33-37
Monti compose nel 1825 il Sermone sulla mitologia, quando ormai si era spenta la polemica tra classicisti e romantici iniziata nel 1816. Nell’opera, estrema difesa delle ragioni del classicismo contro l’«audace scuola boreal», come poeta definisce la letteratura romantica dei paesi nordici, Monti condanna l’introduzione nelle belle lettere italiane dei nuovi “miti” gotici e orrorosi, che si sono sostituiti alle belle favole antiche.


10. SEBASTIANO TIMPANARO [1965], Introduzione a Classicismo e IIluminismo nell’800 italiano, Pisa, Nistri-Lischi, 1965. 
Secondo Timpanaro, tra Romanticismo e Illuminismo non si trattò dunque di scontro tra opposte posizioni, ma di eredità di uno stesso programma di modernizzazione della cultura italiana, che, iniziato a Milano con la rivista illuminista «Il Caffé», ebbe nella linea romantica del «Conciliatore» la sua naturale prosecuzione. 

11. WALTER BINNI [1946-63], La battaglia Romantica [1946] in https://www.jstor.org  (è necessario loggarsi su jstor) Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1963
Il critico Walter Binni propone nel brano che segue la tesi secondo cui la letteratura classica in Italia fu nutrita da passioni e sentimenti tutti romantici. Le prove più alte del classicismo italiano, lungi dall’essere contrapposte all’arte romantica, ne rappresentano invece la sublimazione degli ideali.







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