Si riportano alcuni passi del famoso discorso indirizzato da Carlo
Rosselli agli italiani il 13 novembre 1936 dalle frequenze di radio Barcellona.
È un discorso celebre, perché consente ad un fuoriuscito di rivolgersi
direttamente agli italiani, asserendo la transitorietà delle dittature nel
cammino del progresso di un popolo. Ma è un discorso fondamentale soprattutto
perché indica la guerra di Spagna, con il confronto tra i repubblicani e i
falangisti di Franco (aiutati dalla Germania e dall’Italia), come la prova
generale per lo scontro tra antifascisti e fascisti che sarebbe dovuto avvenire
in Italia al più presto. Per questo, a partire dal 1936, Rosselli cominciò a
raccogliere fondi e armi e a mobilitare le forze antifasciste organizzando una
spedizione in aiuto dei repubblicani spagnoli. Il discorso dimostra la grande
capacità oratoria e politica di Rosselli e fa capire perché il regime fascista
lo considerasse tanto pericoloso da adoperarsi per farlo assassinare dal gruppo
filo-fascista francese della Cagoule.
Molti italiani infatti, provenienti dalle più diverse tradizioni politiche, si
arruoleranno nelle Brigate Internazionali in soccorso dei repubblicani spagnoli
e per tre anni, nonostante gli ingenti appoggi militari ricevuti dalle milizie
di Franco (tra i quali fu essenziale l’aviazione), terranno il campo con
accanimento (l’appoggio militare dell’Unione Sovietica a favore dei
repubblicani non fu particolarmente incisivo), ottenendo celebri successi, come
la vittoria di Guadalajara del 1937. Fu uno scontro che vide combattere tra di
loro molti cittadini europei e molti italiani gli uni contro gli altri, sui due
fronti avversari, perché il regime fascista mandò delle truppe, in genere
disorientate e male equipaggiate. In effetti fu un’anticipazione della
Resistenza, di quella che è stata definita la “guerra civile italiana”.
Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il
saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file
dell’armata rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti,
venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli: ecco la testimonianza del suo
sacrificio. Una seconda colonna italiana, formatasi in questi giorni, difende
eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini
che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col
riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano. Giornalmente arrivano volontari
italiani: dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle lontane Americhe.
Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria.
Anche dall’Italia oppressa partono volontari. Nelle nostre file contiamo a
decine i compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato
clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i
Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la
caserma. Hanno disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra
rivoluzionaria.
Ascoltate, italiani. È un volontario italiano che vi parla dalla Radio di
Barcellona. Un secolo fa, l’Italia schiava taceva e fremeva sotto il tallone
dell’Austria, del Borbone, dei Savoia, dei preti. Ogni sforzo di liberazione
veniva spietatamente represso. […]
Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell’antica, ci opprime.
Non è più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il
piede sul collo da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del
privilegio tiene in ceppi la classe lavoratrice ed il pensiero italiani. Ogni
sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale. Ma noi non perdiamo
la fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce
ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuno
parlerà più domani di Mussolini. È come nel Risorgimento, nell’epoca più buia,
quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento,
così oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei
volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto. È
con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in
Italia.
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. È un volontario italiano che vi parla
dalla Radio di Barcellona. Non prestate fede alle notizie bugiarde della stampa
fascista, che dipinge i rivoluzionari spagnuoli come orde di pazzi sanguinari
alla vigilia della sconfitta. La rivoluzione in Ispagna è trionfante. Penetra
ogni giorno di più nel profondo della vita del popolo rinnovando istituti,
raddrizzando secolari ingiustizie. Madrid non è caduta e non cadrà. Quando
pareva in procinto di soccombere, una meravigliosa riscossa di popolo arginava
l’invasione ed iniziava la controffensiva. Il motto della milizia
rivoluzionaria che fino ad ora era “No pasaran” è diventato “Pasaremos”, cioè
non i fascisti, ma noi, i rivoluzionari, passeremo. […]
Un ordine nuovo è nato, basato sulla libertà e la giustizia sociale. Nelle
officine non comanda più il padrone, ma la collettività, attraverso consigli di
fabbrica e sindacati. Sui campi non trovate più il salariato costretto ad un
estenuante lavoro nell’interesse altrui. Il contadino è padrone della terra che
lavora, sotto il controllo dei municipi. Negli uffici, gli impiegati, i
tecnici, non obbediscono più a una gerarchia di figli di papà, ma ad una nuova
gerarchia fondata sulla capacità e la libera scelta. Obbediscono, o meglio
collaborano, perché‚ nella Spagna rivoluzionaria, e soprattutto nella Catalogna
libertaria, le più audaci conquiste sociali si fanno rispettando la personalità
dell’uomo e l’autonomia dei gruppi umani. […]
Fratelli, compagni italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla
Radio di Barcellona per recarvi il saluto dei volontari italiani. Sull’altra
sponda del Mediterraneo un mondo nuovo sta nascendo. È la riscossa antifascista
che si inizia in Occidente. Dalla Spagna guadagnerà l’Europa. Arriverà innanzi tutto
in Italia, così vicina alla Spagna per lingua, tradizioni, clima, costumi e
tiranni. Arriverà perchè la storia non si ferma, il progresso continua, le
dittature sono delle parentesi nella vita dei popoli, quasi una sferza per
imporre loro, dopo un periodo d’inerzia e di abbandono, di riprendere in mano
il loro destino.
Fratelli italiani che vivete nella prigione fascista, io vorrei che voi
poteste, per un attimo almeno, tuffarvi nell’atmosfera inebriante in cui vive
da mesi, nonostante tutte le difficoltà, questo popolo meraviglioso. Vorrei che
poteste andare nelle officine per vedere con quale entusiasmo si produce per i
compagni combattenti; vorrei che poteste percorrere le campagne e leggere sul
viso dei contadini la fierezza di questa dignità nuova e soprattutto percorrere
il fronte e parlare con i militi volontari. Il fascismo, non potendosi fidare
dei soldati che passano in blocco alle nostre file, deve ricorrere ai mercenari
di tutti i colori. Invece, le caserme proletarie brulicano di una folla di
giovani reclamanti le armi. Vale più un mese di questa vita, spesa per degli
ideali umani, che dieci anni di vegetazione e di falsi miraggi imperiali
nell’Italia mussoliniana.
E neppure crederete alla stampa fascista che dipinge la Catalogna, in maggioranza
sindacalista anarchica, in preda al terrore e al disordine. L’anarchismo
catalano è un socialismo costruttivo sensibile ai problemi di libertà e di
cultura. Ogni giorno esso fornisce prove delle sue qualità realistiche. Le
riforme vengono compiute con metodo, senza seguire schemi preconcetti e tenendo
sempre in conto l’esperienza.
La migliore prova ci è data da Barcellona, dove, nonostante le difficoltà della
guerra, la vita continua a svolgersi regolarmente e i servizi pubblici
funzionano come e meglio di prima.
Italiani che ascoltate la radio di Barcellona attenzione. I volontari italiani
combattenti in Ispagna, nell’interesse, per l’ideale di un popolo intero che
lotta per la sua libertà, vi chiedono di impedire che il fascismo prosegua
nella sua opera criminale a favore di Franco e dei generali faziosi. Tutti i
giorni aeroplani forniti dal fascismo italiano e guidati da aviatori mercenari
che disonorano il nostro paese, lanciano bombe contro città inermi, straziando
donne e bambini. Tutti i giorni, proiettili italiani costruiti con mani
italiane, trasportati da navi italiane, lanciati da cannoni italiani cadono
nelle trincee dei lavoratori.[…]
Fratelli, compagni italiani, un volontario italiano vi parla dalla Radio di
Barcellona, in nome di migliaia di combattenti italiani.
Qui si combatte, si muore, ma anche si vince per la libertà e l’emancipazione
di tutti i popoli. Aiutate, italiani, la rivoluzione spagnuola. Impedite al
fascismo di appoggiare i generali faziosi e fascisti. Raccogliete denari. E se
per persecuzioni ripetute o per difficoltà insormontabili, non potete nel
vostro centro combattere efficacemente la dittatura, accorrete a rinforzare le
colonne dei volontari italiani in Ispagna. Quanto più presto vincerà la Spagna
proletaria, e tanto più presto sorgerà per il popolo italiano il tempo della
riscossa.
da C. Rosselli, “Oggi in
Spagna, domani in Italia”, (messaggio da Radio Barcellona, 13 novembre
1936).
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