« O Roma, nessuno, finché vive, potrà dimenticarti...hai riunito popoli diversi in una sola patria, la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi. Offrendo ai vinti il retaggio della tua civiltà, di tutto il mondo diviso hai fatto un'unica città »
Il poema inizia con il viaggio di Rutilio da Roma, di cui descrive la decadenza non solo morale, specialmente per quanto riguarda la politica imperiale e senatoria, ma anche del popolo. Da una parte l'imperatore sembra vivere una esistenza a parte dalla vita pubblica, mentre i senatori sono dediti a gozzoviglie e arricchimento. Il popolo romano è profondamente provato dagli influssi migratori del nord Europa, specialmente i Goti, che hanno sempre fatto più pressione su Roma dalla invasione di Alarico. Tale sfregio a Roma, come descrive Rutilio, fa apparire il clima molto vicino a una catastrofe imminente, mentre le strade e gli edifici pubblici non sono più sicuri. Alla descrizione della decadenza, si oppongono ricordi appassionati e lontani della grandezza dell'Urbe.
Il viaggio si sposta nella periferia romana, verso la Tuscia, dove Rutilio è costretto a partire a causa dell'inagibilità delle strade e dei ponti, specialmente riguardo al degrado della via Appia. Il viaggio dunque prosegue per mare, con approdo vicino alle coste dell'Etruria, fino in Liguria. Da lì il viaggio si conclude con l'arrivo in Gallia, superate le Alpi.
Il viaggio si sposta nella periferia romana, verso la Tuscia, dove Rutilio è costretto a partire a causa dell'inagibilità delle strade e dei ponti, specialmente riguardo al degrado della via Appia. Il viaggio dunque prosegue per mare, con approdo vicino alle coste dell'Etruria, fino in Liguria. Da lì il viaggio si conclude con l'arrivo in Gallia, superate le Alpi.
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